
Se pensate che Google sia l’unica valida soluzione per effettuare le vostre ricerche online vi sbagliate di grosso. Certo, c’è Bing, come alternativa. Ma da un po’ di tempo c’è soprattutto Qwant, un motore di ricerca che a differenza del colosso di Mountain View evita di ‘rubare’ i dati degli utenti, che non tiene traccia di alcuna informazione sull’identità o il profilo di chi lo utilizza e non discrimina i risultati sulla base delle precedenti ricerche effettuate. Non è una novità da poco, in un mondo in cui usufruiamo dei più disparati servizi in forma pressoché gratuita donando in cambio alle piccole e grandi aziende che ci forniscono le app perfino perfino i dettagli dei nostri spostamenti. Qwant, il motore di ricerca europeo che sfida Google tutelando la privacy Nato nel 2011 in Francia, per iniziativa di un esperto di finanza, Jean-Manuel Rozan, e di un esperto di sicurezza informatica, Eric Leandri, lanciato nel 2013, Qwant è arrivato in Italia lo scorso ottobre con la promessa di – parole del country manager Fabiano Lazzarini – «rispettare la vita delle persone e garantire la riservatezza ad aziende e istituzioni». Il punto di forza del motore di ricerca è dunque la tutela della privacy, che è anche un modo per caratterizzarsi, distinguersi da Google e conquistare fette di mercato
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