Migranti: l’Europa paga, l’Italia fornisce navi, ma la Libia non risponde





Il corto circuito del motto «aiutiamoli a casa loro». L’ultima strage di esseri umani nel Mediterraneo spinge in molti a una riflessione: come è possibile che l’Unione Europea versi 338 milioni di euro nelle casse della Libia per la gestione dei flussi migratori e davanti alle loro coste si continui a perdere la vita senza ricevere alcun soccorso? Gli ultimi 170 morti – come se ci volesse un numero così alto di decessi – devono far riflettere sull’uso dei fondi e delle attrezzature tecniche che sono state fornite allo Stato Nordafricano, senza nessun riflesso. Perché c’è anche l’Italia di mezzo. Come racconta il quotidiano La Repubblica , oltre a far parte dell’Unione Europea – quindi parte in causa nel versamento di quei 338 milioni – il nostro Paese ha fornito alla Libia (rigorosamente gratis) dieci motovedette da destinare alla guardia costiera, oltre all’impegno di addestrare un centinaio di ufficiali per la gestione dei flussi migratori nella zona Sar (Search and Rescue). Il patto venne sancito dal premier di allora – era il febbraio 2017 – Paolo Gentiloni, ma dalla Libia spiegano che le navi si rompono e hanno bisogno di manutenzione.

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Pubblicato il: 20 Gennaio 2019

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