Le provincie italiane con gli stipendi più alti e più bassi





Solo 10.50 euro al mese di media nel 2017. Stiamo parlando dello stipendio che porta a casa un lavoratore di Ragusa contro i 1.500 euro del collega di Bolzano, che rimane così la provincia con il primato degli stipendi medi più alti fra gli occupati tra i dipendenti (erano 1.476 euro nella precedente rilevazione).È quanto emerge dal terzo rapporto nazionale ‘Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane’, curato dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro e presentato al Festival del Lavoro 2018, svoltosi a Milano a fine giungo e organizzato dal Consiglio nazionale e dalla Fondazione Studi consulenti del lavoro.Bolzano è seguita da Varese con 1.459 euro (rispetto ai 1.471 euro del 2017), mentre Bologna sale al terzo posto con 1.446 euro (erano 1.424 euro l’anno scorso).MILANO RISALE IN CLASSIFICACi sono, poi, Como con 1.442 euro (1.449 euro nel 2017) e Milano con 1.431 euro (in crescita rispetto a 1.409 euro).Quest’ultima provincia sale, dunque, di cinque posizioni nella classifica aggiornata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro. Si tratta di retribuzioni più alte rispetto alla media nazionale (1.324 euro) e sono, per la metà delle province, collocate tutte al Nord della Penisola.IL SUDPer trovare la prima provincia del Mezzogiorno con gli stipendi medi più elevati bisogna scendere fino al 56° posto dove, con 1.288 euro, c’è Benevento.La provincia con le retribuzioni più basse, invece, è Ragusa e il gap è del 30% rispetto a Bolzano.Ci sono poi Crotone con 1.118 euro (in discesa rispetto a 1.139 euro), Barletta-Andria-Trani con 1.121 euro (in miglioramento rispetto ai precedenti 1.112 euro), Lecce con 1.130 euro (rispetto ai 1.107 euro dell’anno scorso).OCCUPAZIONE FEMMINILEIl report entra nel dettaglio dello squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile, quest’ultimo strettamente correlato allo sbilanciamento nella suddivisione del carico familiare tra donne e uomini.**La disponibilità e il costo dei servizi di cura per i bambini, che sono molto differenziati nelle due aree del Paese, rende poco conveniente lavorare in presenza di figli a carico, poiché il costo dei servizi sostitutivi può superare lo stipendio o ridurlo drasticamente.Il tasso d’occupazione femminile più elevato, come nel 2017, è nella provincia di Bologna dove due terzi delle donne sono occupate (66,7%), mentre quello più basso si registra a Foggia dove lavorano meno di un quarto delle donne (23,4%). Tassi d’occupazione femminile superiori al 60% si registrano anche a Bolzano (65,9%) e Firenze (64,3%), mentre poco più di un quarto della popolazione femminile lavora a Napoli (26,0%). A Caltanissetta (24,4%), Crotone (24,3%) e Foggia (23,4%) tre donne su quattro, invece, non lavorano.OCCUPAZIONE MASCHILEIl tasso di occupazione maschile è, al contrario, molto più elevato: la provincia di Bolzano si colloca al vertice della classifica con 8 uomini occupati su 10 (79,8%), mentre a Reggio Calabria lavora meno della metà della popolazione maschile (45,5%), seguita da Benevento (48%) e Palermo (49,8%).I GIOVANI NEETLa ricerca, nell’analizzare a fondo i dati sull’occupazione e sulla disoccupazione, fornisce un’analisi molto dettagliata anche sul fenomeno dei giovani con un’età compresa fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione (Neet). Nel 2017 erano 2,1 milioni (1,1 milioni donne e 1 milione di uomini), in calo di 25 mila unità (-1,1%) rispetto al 2016

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Pubblicato il: 2 Luglio 2018

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