Le rotte dei falsi: dalla «fabbrica» Cina agli hub alle porte della Ue





Da dove partono la falsa borsa griffata, lo smartphone “fake”, la scarpa che online costa 30 euro e in boutique 300. E come arrivano sulle spiagge, sulle bancarelle, e sempre più attraverso un pacchetto lasciato sullo zerbino e consegnato da un fattorino? A tracciare la mappatura delle rotte commerciali internazionali dei prodotti contraffatti nel mondo è il nuovo report – presentato oggi dall’Ocse, dall’Euipo (L’Agenzia Ue per la tutela della proprietà Intellettuale) ed Europol – dal titolo Mapping the real route of trade in fake goods. La piaga in numeri Una piaga che la stessa Ocse aveva quantificato appena un anno fa: contraffazione e pirateria – insieme – hanno un giro d’affari che sfiora i 500 miliardi di dollari l’anno e l’Italia è il secondo Paese più colpito al mondo, dopo gli Usa e davanti alla Francia. I beni contraffatti corrispondono, infatti, al 2,5% dei beni totali importati a livello globale. Ma nella sola Unione europea la quota sull’import totale sale sino al 5 per cento

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Pubblicato il: 23 Giugno 2017

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