
Mezzo secolo fa usciva un album che cambiava la storia di una band, della musica e dell’iconografia della musica. Si intitolava Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band ed era l’ottavo dei Beatles. Viene da dire che fino ad allora la musica era stata in bianco e nero e che poi divenne a colori, guardando la cover realizzata da Jann Haworth e da Peter Blake. Si tratta di un collage in cui i fab four di Liverpool appaiono come mai prima di allora. Finalmente liberi dalle capigliature a caschetto e dall’abbigliamento da bravi ragazzi che li avevano lanciati nel loro primo album, Please Please Me, Lennon, McCartney, Harrison e Starr figurano come i quattro di una banda di paese visti attraverso un caleidoscopio o, se vogliamo dirla tutta, gli effetti di una pasticca di Lsd.Sì, perché insieme alle capigliature a caschetto, con quest’album è come se i Beatles avessero perso definitivamente la verginità di ragazzi perfetti per mostrarsi per ciò che erano divenuti e alla fine erano sempre stati (anche una canzone innocente come Help nasconde molta più inquietudine di quanto possa sembrare): una band rivoluzionaria che raccontava, oltre all’amore scanzonato di Love Me Do e quello struggente di Yesterday, le esperienze della droga, il viaggio interiore.La trasgressione
Per leggere il resto dell’articolo devi collegarti direttamente sul sito della fonte: